Il Salento e le antiche neviere



Oggi non si fa che ripetere Salento, sole, mare e vento…ma c’è stato un tempo, neanche troppo lontano, in cui la neve rappresentava per questa terra un vero e proprio business oltre che una necessità. Girovagando per le campagne incorniciate dai muretti a secco, non è raro imbattersi in una antica neviera, una grande stanza scavata nella roccia, “isolata” termicamente da uno strato di foglie secche e sormontata da una volta a botte, rivestita da terriccio e paglia. Un capolavoro di ingegneria per l’epoca, con un canale di scolo che permetteva all’acqua di defluire fuori, evitando di compromettere il prezioso ‘carico’ e una porta, rigorosamente rivolta a Nord.


Quando la neve nel Salento era di casa
A cosa servivano queste strutture? Bene, a raccogliere la neve, pressandola con il “paravisi“ per eliminare i vuoti d’aria. E a conservarla per i periodi di siccità. Alla bisogna si aveva un frigorifero ante litteram da cui ‘prelevare’ il ghiaccio usato per scopi medici – all’epoca, era il rimedio numero uno nella cura di determinate patologie, dalla febbre alle contusioni – o per sfizio dei signori o delle famiglie più agiate che se ne servivano per rinfrescare le bevande o per conservare più a lungo alcuni cibi.

La neve non solo veniva accantonata in vista dei periodi più aridi, ma veniva catalogata anche in base alla sua qualità: ricettibile, mangiabile, e la più pregiata, quella da bicchiere. Il ghiaccio ricavato era venduto, anche dal “Nevaiuolo” l’ambulante della neve, ad un prezzo che variava a seconda della sua ‘purezza’, come un diamante. Nel Salento questa attività fu molto florida, tanto che dal 1625 al 1870 fu imposta una gabella.

Quando veniva il momento di prelevare il ghiaccio, si apriva la finestra a livello del terreno e si cominciava a togliere blocchi che venivano collocati in speciali casse di legno, caricate su un carretto o su un mulo. E il trasporto? Veniva effettuato di notte, approfittando delle ore più fredde.

Spesso nei pressi delle neviere (tra i più belli c’è il “puddaru” di Poggiardo) le persone erano solite costruire delle piccole edicole votive o addirittura non era raro che l’intera comunità dedicasse delle vere e proprie chiesette votate alla Vergine Maria. Così in numerose località si è sviluppato il culto per la Madonna della neve.
Insomma, oggi non è così ma in passato un’abbondante nevicata era considerata una benedizione.

Fonte_ LecceNews24